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Una delle perle della costiera teramana.
Lo svolazzare nel sito di numerose tortore potrebbe essere all'origine del toponimo, agli inizi era utilizzato più che altro per definire la zona circostante più che il centro. La sua storia documentata inizia quando Re Lotario, conferma nel 943 il feudo di "Turtustu" all'abbazia di Montecassino e questa forse è la prima citazione del luogo, ma secondo il cronista Leone Marsicano, viene registrato nei beni abbaziali già nel 867. I monaci saranno presto insidiati dal crescente potere del vescovo teramano, che nel XI secolo andava espandendo i suoi possedimenti, infatti il paese ricompare nel 1018, quando alcuni appezzamenti nel circondario, insieme al vicino castello di Lauro, vengono donati all'alto prelato. Diversi anni dopo scompaiono i religiosi e si legge che Tortoreto era possesso di tale Trasmondo, nel 1062 due dei suoi figli: Landolfo e Ranieri, ne donano metà al vescovo insieme alla stessa parte della chiesa che vi sorge. Nel 1101 anche i figli di Landolfo continuano nelle donazioni delle loro quote, nel 1128 il vescovo aveva già nominato i suoi vassalli nel territorio, come Roffredo di Tortoreto. I monaci cassinesi proveranno a recuperare il loro antico possesso durante il regno dell'imperatore Lotario III che ponendo il monastero sotto la sua protezione, gli riconferma tutti i suoi precedenti possessi, compreso Tortoreto ed il vicino castello di Saline.
L'arrivo dei normanni porterà un nuovo sconvolgimento nel potere locale, infatti nei loro registri feudali redatti tra 1150 e 1168, è registrato Guglielmo di Aprutio alla guida del castello, mentre il vescovo detiene un'altro centro fortificato vicino: la Ripa di Tortoreto. Il centro ricompare nel periodo svevo quando Federico II nel 1239 comanda a Berardo e Roberto di Tortoreto, signori del castello, di detenere due prigionieri piacentini ribelli all'impero. Tra il 1240 ed il 1245 è tra le amministrazioni che contribuisce a mantenere in funzione la fortezza di Civitella del Tronto.
Agli svevi succederanno gli angioini ed i proprietari del feudo si sottomettono ai nuovi signori, infatti adempiono alle richieste di Carlo d'Angiò nel 1269, lo stesso anno vediamo Berardo di Tortoreto che gli chiede di confermare l'acquisizione dei beni della moglie, siti a Belcastro in calabria, conferma arrivata l'anno successivo. Inoltre nel 1271 ottiene anche l'esenzione dalle tasse mentre il centro, partecipa alla sicurezza del territorio fornendo tre soldati, Berardo infine muore senza discendenza tra il 1275. L'anno seguente si registrano diversi proprietari, insieme al vescovo di Teramo, detenere i vari territori che compongono la terra di Tortoreto. A capo del feudo passa Amelio d'Agoto de Courban su concessione del Re nel 1279.
Agli inizi del XIV secolo si contribuisce ancora alla sussistenza della fortezza di Civitella, nel 1324 si legge delle varie chiese nel territorio che facevano riferimento alla parrocchia di San Silvestro di Tortoreto, presente in un punto imprecisato della contrada che ne porta ancora il nome, posta ai confini occidentali del municipio.
Anche Amelio d'Agoto muore probabilmente in quell'anno, ma ritroviamo suo figlio, o forse suo nipote Luigi, nel 1342, al quale viene confermato il feudo. A lui succede il figlio Amelio II nel 1273, in seguito dichiarato ribelle e quindi spogliato dei suoi possessi. Contemporaneamente il vescovo di Teramo chiede di scambiare la sua quarta parte del castello con i restanti feudi del signorotto ribelle, ma nel 1386 Re Carlo III d'Angiò-Durazzo concede Tortoreto ad Antonio d'Acquaviva con conferma di Papa Bonifacio IX nel 1393.
Entra così a far parte del grande patrimonio della famiglia, detto Ducato d'Atri, con il quale il castello condividerà parte della storia, nel 1424 succede al potere Andrea Matteo II. Nel 1438 le truppe di Francesco Sforza sconfiggono l'esercito aragonese guidato da Giosia Acquaviva e tutti i feudi della famiglia, situati tra il Tronto ed il Vomano, vengono occupati dalle truppe sforzesche. Tornano in mano ai legittimi proprietari solo nel 1442, ma un anno dopo Giosia si ribella al Re fino alla pacificazione avvenuta quattro anni più tardi, facendosi riconoscere Duca al posto Andrea Matteo II, anche lui ribelle e alleato dello Sforza. Intanto nel 1460 si accampano nei pressi del castello gli eserciti di Alessandro Sforza e Federico da Montefeltro, a capo delle truppe aragonesi durante le lotte contro il pretendente al trono: Giovanni II d'Angiò. Alcuni mesi dopo saranno i suoi eserciti, guidati da Jacopo Piccinino, a mettere il campo nei pressi del paese, dopo aver sconfitto gli aragonesi nella famosa battaglia di San Flaviano. Giosia muore di peste nel 1462, mentre è assediato a Cellino Attanasio dalle truppe aragonesi guidate da Matteo da Capua che per accordi presi con il Re, diventa il nuovo Duca d'Atri; subito regala il castello al comitato ascolano. Nel 1467 tornano al governo i duchi con Giulio Antonio I Acquaviva Aragona, da qui in poi la famiglia dominerà sul feudo con alterne fortune, un anno dopo si legge dell'Università di Tortoreto, un istituzione simile al municipio. In un documento del 1506 si riscontra la presenza del monastero di Sant'Agostino, singolare è la nascita del Marchesato di Bellante nel 1528, quando muore il figlio di Andrea Matteo III: Giovanni Francesco Acquaviva, la moglie Dorotea Gonzaga, che aveva portato ai duchi un'enorme dote, viene risarcita con questo territorio. Sottoposto alla corte ducale ma con diverse autonomie amministrative, comprendeva anche i centri di Corropoli, Poggio Morello e Sant'Omero. Durante la guerra del Sale nel 1557 vi stazionano le truppe del Duca d'Alba, volte a controllare gli eserciti del Duca di Guisa, reduci dal fallito assedio della Fortezza di Civitella, accampati tra Nereto e Corropoli. Si nomina nel 1585 la "Torre della Vibrata", facente parte del sistema di difesa costiero voluto dal Vicerè spagnolo Alvarez de Toledo, per difendere il regno dai pirati ed anche dal brigantaggio, frequente lungo il vicino confine. Nel seicento si registra la presenza delle confraternite del Rosario, del Santissimo Sacramento e quella dell'Ospedale di Santa Maria, si registra anche che diverse chiese nel territorio stavano andando in rovina. La dinastia dei Duchi d'Atri si estingue nel 1760 ed i loro territori vengono direttamente sottoposti al controllo del Regno, nel 1787 insieme a Colonnella e Torano fanno parte di una delle identità amministrative con cui viene ridiviso il ducato. Arrivano i francesi nel 1799 e formano la Repubblica Napoletana che dura qualche mese ma che riorganizza i territori, il paese finisce nel Cantone di Civitella del Tronto, compreso nel Dipartimento della Pescara. Ma è con l'arrivo di Napoleone nel 1805 che si hanno sconvolgimenti più vistosi: passa infatti al Circondario di Giulianova fino all'Unità d'Italia nel 1861.
Col 1863 passa nella sottostante piana costiera il cantiere della ferrovia, viene costruita la stazione di Tortoreto, che evolverà nell'attuale Alba Adriatica, sviluppatasi velocemente grazie al commercio ed al traffico di merci, portando nel secolo successivo al declino dell'antica sede castellana in favore dei centri sulla costa. Durante alcune riforme territoriali nel 1929, il municipio cede a Giulianova alcuni territori al confine. Negli anni trenta del secolo successivo, in piena epoca fascista, inizieranno i primi dissapori tra il castello e la marina, grazie alle pressioni elle ricche famiglie della stazione, le autorità decidono di spostarvi la sede municipale. Insieme ad essa verranno traslocate anche la caserma dei carabinieri, la farmacia, il medico e la levatrice, quest'ultima causò la protesta delle donne incinta che esplose nel 1934. Insieme a queste si unirono gli altri paesani scontenti, per sedare la rivolta quindi furono necessari numerosi uomini delle forze dell'ordine, che effettuarono diversi arresti. Il regime e la Seconda Guerra Mondiale assopiscono le divergenze che ricompariranno subito dopo, nel 1945 la sede comunale viene riportata nel paese alto, mentre la Stazione di Tortoreto si riprendeva dai pesanti bombardamenti effettuati durante gli episodi bellici. L'anno dopo i ritardi sulla ricostruzione, unite ad altre rimostranze nei confronti del comune, fanno si che gli abitanti della frazione diano vita al movimento "Pro Alba", con lo scopo di riportare il municipio nel paese basso. La lotta politica tra le due entità porta nel 1953 alla separazione, con la creazione di Alba Adriatica resa ufficiale nel 1956. Rimarrà la frazione del Lido di Tortoreto che nella seconda metà del XX secolo, farà da volano per l'economia locale con lo sviluppo del turismo.
Il centro storico è diviso in due quartieri principali: Terravecchia, nucleo originario del castello e Terranuova, collegati insieme da un ponte che un tempo attraversava la piccola valle che li separava, oggi occupata dal Campo della Fiera. A questi si unisce il borgo costruito in periodi più recenti, formatosi a ridosso delle mura medievali, allungandosi da Terranuova fino al Parco della Fortellezza.
Terravecchia si caratterizza per la presenza della popolare Torre dell'Orologio, simbolo del paese, è il primo nucleo del castello e nonostante le successive ristrutturazioni, mantiene alcune caratteristiche interessanti come i resti della cinta muraria ed i palazzi delle famiglie nobili. Quello dei Liberati sorge dove forse si trovava la rocca a difesa del paese, mentre palazzo De Fabritiis oggi è stato trasformato nel palazzo comunale e si affaccia sull'unica piazza del quartiere, lungo la strada che la collega alla torre si trovano il convento e la chiesa di Sant'Agostino. Attraverso il ponte si raggiunge Terranuova con la sua larga via, al centro dal quale partono le piccole stradine laterali disposte a pettine, che termina davanti alla facciata della chiesa di San Nicola, poco prima si trova Santa Maria della Misericordia, affrescata all'interno. Su una delle vie laterali si trovano i resti della porta di Terranuova che si apre a nord e permette di scendere a visitare la cinta muraria ed il torrione rotondo sistemato nell'angolo che da verso il borgo.


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